La genitorialità oggi, fatta di rinunce e coinvolgimento nella vita dei figli

genitorialità

La genitorialità è uno dei temi caldi degli ultimi tempi in Italia. Non solo perché il governo in carica ha messo al centro del suo programma l’impegno demografico e la tutela delle famiglie in ambito economico. Il tema dei genitori e dei figli risuona ogni qualvolta la cronaca ci informa di vicende legate ai “cattivi ragazzi”. Il confronto tra generazioni è spesso al centro dei dibattiti sui ragazzi di oggi, dibattiti che spesso culminano nella colpevolizzazione dei genitori che non sanno più tenere testa a una generazione di figli descritti ogni volta in maniera più stereotipata e priva di profondità. Per non parlare di un celeberrimo spot televisivo sulla difficoltà di conciliare la genitorialità con la scelta di separarsi dal partner. La genitorialità è al centro dell’indagine realizzata dall’Eurispes all’interno del più ampio progetto del Rapporto Italia 2023. In questo contesto, la genitorialità viene indagata innanzitutto come un complesso sistema di equilibri personali e responsabilità. Essere genitori significa spesso fare scelte difficili e rinunciare a molte cose per garantire il benessere dei figli e la stabilità familiare. Diventare genitori richiede una costante riorganizzazione e rinegoziazione tanto del rapporto di coppia quanto dell’identità individuale. Considerando tutti gli elementi che influenzano il modo in cui la genitorialità viene affrontata, è evidente che questa esperienza possa avere un impatto significativo sulla salute mentale e sull’equilibrio psicologico del singolo.

Diventare genitori richiede una costante rinegoziazione del rapporto di coppia e dell’identità individuale

Secondo l’indagine condotta dall’Eurispes, come genitori si rinuncia soprattutto a coltivare i propri interessi e svaghi (52,5%), si fanno rinunce di tipo economico (51,7%) e si sacrifica il tempo con gli amici (51,2%). Vengono messi in secondo piano anche aspetti primari come la cura personale (50,8%) e il rapporto di coppia (50,1%). Nel 64% dei casi le rinunce non hanno invece riguardato il lavoro. Nell’analizzare la genitorialità come rinuncia, emerge che sono soprattutto le donne a compiere i maggiori sacrifici: il 58,7% ha fatto rinunce in àmbito economico (contro il 44,2% degli uomini), il 56% ha rinunciato ai propri interessi e svaghi (contro il 48,8% degli uomini), il 55,3% ha sacrificato il tempo riservato alle relazioni con gli amici e alla cura di sé (contro, rispettivamente il 46,8% ed il 46,1% degli uomini). Il 52,7% delle donne intervistate nel corso dell’indagine ha sottratto tempo ed energie al rapporto di coppia (gli uomini sono il 47,4%) e il 44,7% dichiara di aver rinunciato ad opportunità in àmbito lavorativo (contro il 26,8% degli uomini).

Gli effetti della genitorialità: cambiamenti nel rapporto di coppia, 4 su 10 dichiarano difficoltà 

Secondo la maggior parte dei genitori (64,1%), l’arrivo dei figli ha contribuito ad una maggiore unione nel rapporto di coppia, rispetto ad un 35,9% di chi afferma il contrario. In linea con questo dato, buona parte del campione, il 55,3%, afferma di essere riuscita ad equilibrare le responsabilità dell’essere genitore con il proprio partner. Tuttavia, c’è anche chi afferma di essere stato travolto dall’ondata emotiva che caratterizza il periodo iniziale, generando tensione e nervosismo nella coppia (43,3%). Inoltre, 4 genitori su 10 (40,1%) hanno avuto difficoltà a coltivare il rapporto di coppia. La nascita di un figlio può generale problemi che vanno anche al di là del rapporto di coppia, come purtroppo documenta sempre più spesso la letteratura medica. La depressione post partum ha investito il 30,2% delle donne intervistate. Analizzando i dati in base alla variabile del genere, emergono dati dissonanti sulla percezione della depressione post partum: il 72,3% degli uomini afferma che la propria partner non ha sofferto di depressione post partum, rispetto al 27,7% che ne ha riferito la presenza. Tra le donne, il 32,6% afferma di averne sofferto, ovvero tre mamme su dieci.

Le donne fanno più rinunce degli uomini, soprattutto di tipo economico 

In merito all’educazione emotiva dei figli, l’84,8% del campione afferma di aver incoraggiato i propri figli ad avere un rapporto aperto e basato sulla condivisione di sentimenti ed emozioni. Sui metodi educativi, il 69% dei genitori interpellati dall’indagine ha instaurato un rapporto di confidenza con i figli; il 67,9% ha stabilito un rapporto autoritario, con regole chiare e definite da rispettare; il 62,3% afferma di utilizzare il mezzo della punizione per far rispettare le regole, laddove necessario. Infine, il 35% dei genitori dichiara di aver stabilito un rapporto in cui la comunicazione è limitata poiché il genitore ha difficoltà ad instaurare un dialogo aperto con il figlio. Quanto sono coinvolti i genitori nella vita dei propri figli? La maggior parte dei genitori (68,6%) desidera che i propri figli raggiungano traguardi che loro stessi non hanno potuto raggiungere. Molti (67,8%) dichiarano di indirizzare i propri figli nel loro percorso di vita. L’indagine evidenzia, inoltre, una differenza significativa tra i genitori nella loro propensione ad aiutare i propri figli a risolvere i problemi. Da un lato, infatti, c’è un gruppo di genitori (56,3%) che crede nell’importanza di lasciare che i figli affrontino da soli le sfide della vita. Dall’altro, invece, il 53,5% dei genitori ha la tendenza a risolvere i problemi dei figli. Infine solo il 34,4% dei genitori avrebbe la tendenza a viziare i propri figli.

Più di un genitore su due risolve i problemi dei figli, uno su quattro interferisce in ambito scolastico 

Spesso i docenti rimproverano ai genitori una eccessiva ingerenza negli affari scolastici, ovvero una iper-protezione verso i figli, anche quando questi sbagliano. Ebbene, più di un genitore su quattro (27,6%) afferma di aver interferito nelle decisioni di un insegnante, ma la maggior parte dei genitori (72,4%) ha affermato di non essere intervenuto, in difesa del proprio figlio, con un insegnante per un provvedimento o un comportamento ritenuto ingiusto. Un ulteriore 69,5% dei genitori ha dichiarato di non aver preso provvedimenti in difesa del proprio figlio con un compagno di scuola che lo infastidiva, contro il 30,5% di coloro che invece hanno dichiarato di averlo fatto. Sono molti inoltre (67%) a non essere intervenuto in difesa del figlio per un voto ritenuto ingiusto (il 33% lo ha fatto).

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