Geopolitica, criminalità organizzata e terrorismo: riconoscere le nuove minacce

La comprensione dei fenomeni sociali rappresenta la base iniziale per poter operare poi nella gestione degli stessi.

Il fenomeno mafioso è antico ma va stadiato a scadenze regolari allo stesso modo delle malattie nel campo medico.

Gli intervalli sono quelli dettati dalla geopolitica che la storia ci presenta, i cambiamenti geopolitici mondiali comportano come conseguenza l’adeguamento di strutture e organizzazioni preesistenti ai nuovi paradigmi.

La caduta delle ideologie rimaste sepolte sotto le macerie del Muro di Berlino ha sprigionato il terrorismo e la conseguente “Global War on terrorism” che ha distolto però l’attenzione degli Stati verso l’eterna lotta contro le mafie e la criminalità organizzata.

Le nuove società sono globalizzate e mediatizzate, individuare in questi contesti le nuove minacce alla sicurezza nazionale è un esercizio ancora più complesso rispetto al precedente periodo.

L’attenzione delle forze di governo e dei cittadini è sempre più rivolta verso ciò che appare e meno su quello che può essere dissimulato.

Il terrorismo trova la sua forza nell’apparire, le mafie invece preferiscono passare inosservate, comunque non c’è mafia che duri senza la complicità politica.

I primi vogliono essere sovversivi e dirompenti, mentre i secondi praticano l’invisibilità, rappresentano una ulteriore mano invisibile Keynesiana nel mercato in aggiunta al classico binomio domanda-offerta.

Purtroppo, le minacce non conosciute soprattutto quelle interne sono le più deleterie per gli Stati.

Haiti è il cosiddetto case study, nel 2004 il presidente eletto democraticamente fuggì per via delle rivolte interne e pressioni internazionali perché aveva trasformato lo Stato in un narcostato.

Le mafie, come il terrorismo non sono in declino.

In molte zone del mondo non è più possibile vincere le elezioni senza considerare le vere forze che operano in modo invisibile sul mercato.

Purtroppo, le nuove geometrie di allargamento europee e Nato non sono state ispirate a criteri indicativi atti a rilevare i livelli di democrazia reali vigenti nei singoli paesi, ma da convenienze politiche talvolta provenienti dall’Alleato Usa che storicamente non dedica la massima attenzione ai fenomeni mafiosi.

Per evitare sorprese nel futuro, è necessario iniziare un lavoro duro per individuare precocemente quello che poi si materializzerà come minaccia.

Le fonti aperte non rappresentano informazioni utili per i fenomeni criminali che dissimulano continuamente la realtà e occultano le vittime.

Le vere minacce sono quelle non ancora percepite dagli organi di sicurezza.

Solo un lavoro di “Intelligence” basata sulla analisi qualificata riduce i rischi di trovarsi di fronte a nuove minacce interne non percepite e a rivelare l’invisibilità delle organizzazioni presenti sul territorio.

Le mafie principali nel mondo hanno avuto grande influenza sia politica sia geografica e si sono oggi sviluppate in modo allarmante, trattasi quindi di un fenomeno geopolitico che è più pericoloso del terrorismo internazionale.

*Il Generale Pasquale Preziosa è il Presidente dell’Osservatorio sulla Sicurezza dell’Eurispes.

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