L’attuale contesto emergenziale dovuto alla crisi pandemica ha posto in evidenza il rischio concreto che la criminalità organizzata si espanda in ampie parti dell’economia legale, inclusa quella del gioco pubblico, fortemente indebolito, quest’ultimo, dal lungo sacrificio di chiusura imposto alla rete fisica di raccolta (295 giorni), ma anche da sostegni economici insufficienti e da aumentate difficoltà di accesso al credito, a causa di problematiche legate alla gestione dei rapporti bancari, tuttora oggetto di approfondimento a livello istituzionale.
La perdita per le entrate erariali è pari a circa 5 miliardi di euro, come risulta dal bollettino statistico delle entrate diramato dal Dipartimento delle Finanze. Insomma, una congiuntura fortemente critica che affligge un comparto legale del quale, è utile ricordare, il dominus è lo Stato e ciò per motivi di tutela primaria dell’ordine pubblico e della sicurezza.
Il CTS considera le attività di gioco e scommesse a rischio medio-alto
In sostanza, da una parte il Governo non intende riaprire, nell’immediato, il settore del gioco pubblico, sulla base del parere fornito dal Comitato Tecnico Scientifico (CTS), che considera le relative attività produttive di rischio medio-alto. Secondo il CTS, gli esercizi dove si offre gioco «si svolgono quasi esclusivamente in spazi confinati per connotazione intrinseca dell’organizzazione delle attività di gioco, presentano notevoli complessità nella prevenzione del contagio, anche per le numerose evidenze di utilizzo di superfici di contatto promiscuo. Un ulteriore elemento di complessità è legato alle attività statico-dinamiche dei lavoratori e dei clienti senza la possibilità di previsione dell’utilizzo delle mascherine da parte di tutti i presenti negli ambienti, anche in relazione al consumo di alimenti e bevande e del fumo di tabacco che avviene nei locali da gioco».
Una parte della domanda di gioco si è riversata verso il canale illegale
Dall’altra, il Governo è ben consapevole di perdere risorse erariali, “regalando” denaro alla criminalità organizzata, anche perché i dati forniti dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli dimostrano che una parte della domanda di gioco non è venuta meno con la chiusura del settore, ma si è semplicemente riversata verso il canale illegale.
A fronte di tale contesto che caratterizza il gioco pubblico, le organizzazioni criminali agiscono su più fronti ed in particolare investono nel segmento che ad oggi ha consentito di conseguire i maggiori guadagni con rischi contenuti ovvero quello del business delle scommesse abusive che sfruttano le piattaforme telematiche poste in paesi stranieri, al di fuori del circuito controllato dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli.
Si temono gli effetti delle leggi regionali che collocano l’offerta in territori non coperti dall’offerta legale
Anche le indagini di Polizia giudiziaria più recenti confermano che l’interesse mafioso per i circuiti di raccolta delle scommesse sportive al di fuori del controllo dello Stato italiano, è in crescita costante e trae vantaggio dall’indebolimento della rete legale, determinato in primis dalla chiusura imposta dalla pandemia, ma anche dagli effetti delle leggi regionali già da tempo emanate che, al fine di contrastare i fenomeni di dipendenza da gioco e tutelare la salute pubblica, di fatto ridisegnano la distribuzione del gioco pubblico, confinandola lontana dai centri urbani e così lasciando spazi a territori non coperti dall’offerta legale.
La Legge Regionale del Piemonte n. 9/2016 rappresenta un caso emblematico ed il dibattito in consiglio regionale per eliminarne le distorsioni è tuttora aperto e porta alla luce la contrapposizione perseguita da una parte della politica che rifiuta un’analisi che dia il giusto peso, nel bilanciamento degli interessi primari in campo, alla tutela della legalità.
La Ricerca “Gioco pubblico e dipendenze in Piemonte”, realizzata dall’Osservatorio Giochi Legalità e Patologie dell’Eurispes, presentata a Torino il 7 maggio 2019 (LINK), ha dato un contributo al dibattito pubblico e le risultanze delle analisi sono state raccolte e valorizzate da alcune forze politiche affermatesi in seno all’organo legislativo regionale all’esito delle ultime elezioni.
Leggi anche
Da una prospettiva più ampia, il Generale Pasquale Preziosa, Presidente dell’Osservatorio sulla Sicurezza dell’Eurispes, a novembre scorso, nell’ambito di un approfondimento su “Geopolitica, criminalità organizzata e terrorismo: riconoscere le nuove minacce” ha osservato che: «Il fenomeno mafioso è antico ma va stadiato a scadenze regolari allo stesso modo delle malattie nel campo medico». «Per evitare sorprese nel futuro, è necessario iniziare un lavoro duro per individuare precocemente quello che poi si materializzerà come minaccia. Le fonti aperte non rappresentano informazioni utili per i fenomeni criminali che dissimulano continuamente la realtà e occultano le vittime. Le vere minacce sono quelle non ancora percepite dagli organi di sicurezza. Solo un lavoro di “Intelligence” basato sulla analisi qualificata riduce i rischi di trovarsi di fronte a nuove minacce interne non percepite e a rivelare l’invisibilità delle organizzazioni presenti sul territorio».
Le Istituzioni politiche devono farsi carico della regolamentazione dell’intero comparto
Ne deriva, come più volte osservato, un quadro complesso che rifugge da semplificazioni e facili scorciatoie. L’illegalità nei giochi e nelle scommesse e le sue degenerazioni criminali necessitano di essere compiutamente e costantemente analizzate e portate all’attenzione delle Istituzioni politiche che devono farsi carico della regolamentazione dell’intero comparto.
È ancora attuale il passaggio conclusivo del capitolo dedicato all’illegalità della Ricerca pubblicata dall’Osservatorio Giochi Legalità e Patologie dell’Eurispes sul territorio piemontese: «(…) in un’ottica che si propone di osservare a 360° la fenomenologia criminale ed illecita, nella sua inesorabile evoluzione (dimensione terrestre, online e forme ibride di raccolta), escludere dal territorio l’offerta pubblica di gioco implica lasciare spazi in senso propriamente fisico (territoriale, appunto) alle offerte illegali. Significa lasciare gli utenti dei servizi di gioco in balìa dell’unica offerta disponibile, che finisce con l’essere quella non autorizzata e, quindi, non controllabile e controllata».
L’effetto boomerang delle misure di contenimento dell’offerta legale di gioco
Quando si critica aprioristicamente il settore del gioco pubblico, basandosi esclusivamente sulla logica che “il gioco con vincita in denaro crea tout court dipendenza”, bisogna comunque considerare l’effetto boomerang generato dalle misure di contenimento dell’offerta legale di gioco: meno entrate erariali, aumento della criminalità, nessuna soluzione effettiva nel contrasto al disturbo da gioco d’azzardo patologico.
*Chiara Sambaldi e Andrea Strata, Direttori dell’Osservatorio Giochi Legalità e Patologie dell’Eurispes.